“Italia Chiama Artico”, a Genova il festival di Osservatorio Artico: l’analisi dei cambiamenti climatici, politici e strategici


“Nell’Artico i cambiamenti climatici hanno un impatto tre volte maggiore rispetto a quello che vediamo, già drammaticamente, alle nostre latitudini. Ma ciò che ancora non vediamo sono i cambiamenti politici e strategici nella regione. Lo scioglimento progressivo dei ghiacci e la trasformazione radicale dell’intera regione aprono scenari completamente nuovi”. Così Leonardo Parigi, direttore e fondatore della rivista online Osservatorio Artico, all’apertura dei lavori del festival, “Italia Chiama Artico”, tenutosi a Genova giovedì 30 novembre.

Giunto alla sua terza edizione, il convegno ha riunito al Galata Museo del Mare del capoluogo ligure le principali personalità del mondo istituzionale e imprenditoriale italiano che hanno i propri interessi a nord del circolo polare artico, il parallelo che delimita i confini di questa importantissima, benché poco analizzata, zona del mondo. “La riduzione della calotta artica comincia a facilitare lo sfruttamento del Mar Glaciale Artico: l’aspetto strategicamente più rilevante del fenomeno sta nella progressiva maggiore navigabilità” osserva Michele Nones, Vicepresidente dell’Istituto Affari Internazionali di Roma, che ha organizzato l’evento in partnership con Osservatorio Artico.

Una location non casuale, dunque, quella del Museo del Mare, visto che la navigazione è stato un argomento centrale trattato durante la giornata. “Il Mare al Centro” è stato infatti il titolo del primo panel che ha visto salire sul palco, fra gli altri,il Min. Carmine Robustelli, inviato speciale per l’Artico del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Carlo Barbante, ricercatore del CNR e direttore dell’Istituto di Scienze Polari,e il Vicedirettore dell’Istituto Idrografico della Marina, C.V. Claudio Marchi, che ha osservato come “Le nuove rotte che si apriranno nell’Artico necessitano di essere monitorate per garantire la sicurezza della navigazione. Come Marina Militare consideriamo quindi molto importante che si metta in luce l’argomento.”

Un interesse strategico e scientifico, quello della Marina e delle Istituzioni italiane, testimoniato da missioni come High North e dalla presenza dell’Italia come osservatore all’interno del Consiglio Artico, principale forum diplomatico della regione. “Il ruolo di questo consesso diplomatico è fondamentale per lavorare insieme sullo scambio di dati e informazioni sulla ricerca scientifica” ha evidenziato Robustelli, a cui ha fatto eco l’Ambasciatore norvegese Johan Vibe, che ha sottolineato come le crescenti tensioni sullo scacchiere internazionale preoccupino i lavori del Consiglio, quest’anno proprio sotto la presidenza norvegese, ma certamente non vanificano la volontà di cooperazione diplomatica.

Volontà di cooperazione e sforzo di collaborazione a livello scientifico non sono stati, purtroppo, gli unici elementi di cui discutere. Il resto della mattinata è stato infatti dedicato ai due “convitati di pietra” del contesto Artico, Russia e Cina, e alle dinamiche geopolitiche che stanno rapidamente mutando, con la regione artica che assume un ruolo sempre più importante sullo scacchiere internazionale. Esiste un Artico “separato”? In che modo la Russia percepisce l’Artico e come si stanno evolvendo in tal senso i rapporti con la Repubblica Popolare Cinese? A queste domande hanno provato a fornire risposte Marzio Mian, giornalista e saggista autore di “Guerra bianca. Sul fronte artico del conflitto mondiale”, Lucio Martino, Advisor del Guarini Institute ed esperto di politica estera statunitense, e Pietro Figuera, direttore di Osservatorio Russia. “La Russia è l’Artico. Oltre la metà delle coste artiche appartiene alla Russia, che quindi lo considera non come una regione remota e periferica, bensì come un proprio baricentro da sviluppare e difendere” ha osservato Figuera.

“Con lo scoppio della guerra in Ucraina e le tensioni con i partner occidentali, c’è un’attenzione maggiore alla militarizzazione di queste aree ritenute a rischio, perché espongono la Russia a una frontiera molto grande che non ha al momento i mezzi per difendere adeguatamente” ha proseguito l’esperto di geopolitica. “L’allineamento di interessi fra Russia e Cina sta riguardando anche l’Artico, una regione che, seppur senza affacciarsi direttamente, la Cina considera parte integrante dei propri interessi strategici, per via delle nuove rotte che comporrebbero la ben nota Via della seta polare” ha sottolineato invece Marco Volpe di Osservatorio Artico, collegato da Seul.

Il ghiaccio si scioglie e cambia la logistica dei trasporti marittimi, con nuove opportunità ma anche rischi di conflitti regionali. Temi affrontati anche da Lorenzo Pellerano, consigliere comunale e avvocato presso Camera Vernetti, che ha approfondito il ruolo delle sanzioni internazionali sul settore dello shipping, Alberto Pera di AdSP Mar Ligure Occidentale e Giuseppe Zagaria del RINA, sullo sviluppo portuale connesso alle nuove rotte artiche. Breve intervento invece sulle opportunità della crocieristica, tema più leggero ma di grande interesse, da parte di Roberto Martinoli di Royal Caribbean.

Ma un fattore di interesse altrettanto importante sulla regione riguarda le risorse. Terre rare, petrolio, gas, l’Artico è ricco di una lunga serie di elementi e materie prime critiche. Spazio dunque anche per il mondo industriale e imprenditoriale in questa giornata densa di approfondimenti. Nel pomeriggio sono intervenuti Marco Piredda, Head of International Affairs Analysis and Business Support di ENI, sugli investimenti estrattivi dell’azienda nell’artico, Roberto Minerdo, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Tutela del Mare, nonché Carlo Musso, di Leonardo. In seguito Donatella Giampaolo, Marketing and Sales Civilian Institutions and Commercial Customers presso E-geos, società specializzata in difesa e aerospazio, e Giancarlo La Rocca dell’Agenzia Spaziale Italiana, hanno evidenziato il ruolo della ricerca scientifica e della tecnologia anche in ambito aerospaziale, settori in cui l’eccellenza italiana può giocare un ruolo fondamentale nelle sfide per la sicurezza della regione artica.

Ma oltre alle potenze che si contendono le rotte a nord del circolo polare, c’è chi da molto più tempo abita le terre che si affacciano su queste fredde acque. Il ruolo delle comunità indigene delle regioni artiche, che vivono sulla propria pelle il mutamento dei loro territori, è stato approfondito da Giulio Galleri, Esperto EPC, Oil & Gas, Gianluca Frinchillucci del Museo Polare “Silvio Zavatti” e Laura Borzi del Centro Studi Italia-Canada.

Giampiero Cama, professore di Relazioni Internazionali presso l’Università di Genova, ha tracciato a fine lavori un bilancio dei fattori che rendono così importante parlare di Artico: “I cambiamenti climatici, le nuove rotte commerciali e la competizione fra grandi potenze sono i motivi per cui questa regione avrà un’importanza sempre più crescente”.

Insomma, “ciò che accade in Artico non resta nell’Artico”, ha concluso Parigi, direttore della prima rivista dedicata a un tema che, nonostante abbia a che fare con temperature molto basse, è destinato a diventare sempre più caldo.


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